Krinhnamacharya, uno dei più famosi yogi dell’epoca moderna, sosteneva che “…chiunque sia in grado di respirare e di usare le mani è anche in grado di praticare lo yoga”.
Cos’è lo Yoga: disciplina e creatività
Lo yoga nell’antichità venne sviluppato come strumento per riconoscere la propria sorgente di vita e per farvi ritorno, favorendo un senso di continuità tra il sè e l’ambiente circostante.
Nelle società più antiche, quindi, svolgeva il suo ruolo classico: prevenire le malattie e conservare la salute del gruppo sociale. Non si trattava solo di malattie fisiche ma anche, per esempio, della perdita della voglia di vivere, dell’incapacità di esprimere il proprio potenziale. Non riuscire ad esprimere le nostre potenzialità per un lungo periodo può talvolta diventare una malattia.
Lo yoga non era un sistema rigido, lo yoga era creatività, energia istintiva.
Krishnamacharya sosteneva inoltre che le donne nutrici della società hanno uno speciale bisogno e uno speciale diritto di praticare lo yoga e sottolineava anche i benefici dello yoga in gravidanza.
Predisse inoltre che le donne avrebbero avuto o una parte di primo piano nella diffusione dello yoga nel mondo.
Secondo i Veda, gli antichi testi indiani, inoltre, ci sono tanti āsana quanti gli esseri viventi, quindi le possibilità di trovare una posizione adeguata al corpo altrettanto efficace di una meno adatta è certa. L’āsana è una forma che si manifesta in ogni corpo in modo diverso rendendola unica e meravigliosa come l’essere vivente che raffigura.
Lo yoga è ancora oggi un sistema creativo e non una pratica standardizzata, lo dimostrano i molteplici stili presenti e coestitenti nella nostra epoca, tutti utili ad intraprendere un percorso yogico autentico: la varietà di scuole e correnti di pensiero rappresenta senza dubbio una straordinaria risorsa, poiché permette di adattare lo yoga alla persona e non la persona allo yoga.
I benefici sul piano fisico e mentale
Se si parla dei benefici dello yoga ci si concentra quasi sempre su quelli che riguardano il corpo.
La pratica, costante, migliora la flessibilità, l’equilibrio, incrementa la funzionalità degli organi, dei tessuti e rallenta il processo di invecchiamento cellulare.
Cura il mal di schiena ed aumenta la capacità polmonare.
Per gli sportivi può portare anche ad un miglioramento notevole della performance.
Ciò che, invece, spesso viene tralasciato è che lo yoga è soprattutto un viaggio spirituale che porta ad una profonda crescita personale.
Stabilire all’inizio della lezione la nostra intenzione – Sankalpa – ci permette di abbandonarci fluidamente alle istruzioni dell’insegnante senza entrare in competizione con noi stessi e con gli altri: chiediamoci, quindi, cosa ci ha portato sul tappetino e assumiamo l’intenzione di fare del nostro sentire più autentico il nostro obiettivo principale.
Attraverso lo yoga, quello plasmabile e fluido in cui credo, nascono intuizioni, si accende una capacità maggiore di concentrazione sui nostri compiti e scopi.
Se diveniamo attenti a ciò che facciamo non siamo più prigionieri delle abitudini: non siamo più costretti a fare qualcosa oggi solo perché l’abbiamo fatto ieri. Al contrario abbiamo la possibilità di considerare le nostre azioni con freschezza e di evitare le ripetizioni puramente meccaniche.
I nostri limiti diventano opportunità
Alleniamoci ad abbandonare l’Ego, l’autocritica e il giudizio.
Spesso è il nostro Ego che ci spinge a insistere e forzare i limiti per raggiungere l’obiettivo. Nello yoga questo atteggiamento riduce la pratica degli āsana a semplice ginnastica.
I limiti dovrebbero essere intesi come un vantaggi, un’opportunità che il nostro corpo ci offre per sviluppare l’attitudine all’osservazione e all’ascolto che si rivela utile in ogni sfera della vita per comprendere le situazioni più opache. Solo cambiando prospettiva e modo di concepire noi stessi, quello che ci appariva come un limite può trasformarsi in una opportunità.
Da qualsiasi punto iniziamo lo studio dello yoga (asana, pranayama o meditazione), possiamo diventare consapevoli della natura olistica del nostro essere: capiamo di essere corpo, respiro, mente e altro ancora.
Cosa non è Yoga
Spesso le persone che non praticano credono erroneamente che lo yoga sia solo stare seduti a meditare o che sia al contrario raggiungere posizioni difficili di alto contorsionismo.
Entrambe queste idee tendono a allontanare chi vorrebbe avvicinarsi a questo mondo perché tutto sembra abbastanza statico, nel primo caso, o impossibile, nel secondo.
Molte donne mi chiedono di poterle guidare nella verticale sulla testa, sulle mani o in altre asana, per così dire “istagrammabili”, ma il focus dello yoga non è questo.
Credo e insegno loro che va invece interpretato come un’occasione per mettersi alla prova e per cambiare prospettiva mentale guardando il mondo al contrario, non per trovare un riconoscimento esteriore.
Sui social, specialmente su Instagram, ogni giorno ci si imbatte in decine di foto di yoga. Spesso, queste immagini fanno crescere la voglia di scoprire questo mondo e di iniziare a praticare yoga. Tuttavia, la prima cosa da considerare è che lo yoga è un percorso di cui le asana sono solo una parte della disciplina e, più che tutto, non costiruiscono l’obiettivo finale.
Con lo yoga si può invece imparare ad affrontare le emozioni disturbanti, ad accettare o meglio risolvere le situazioni più scomode, possono nascere espressioni creative latenti in noi e capacità relazionali più profonde che arricchiscono la nostra vita.
L’importanza dell’insegnante
Krishnamacharya affermava inoltre che l’attaccamento è la causa principale dell’infelicità.
Il modo migliore per rimovere le istruzioni è l’attento esame insieme ad un insegnante verso il quale riponiamo fiducia.
Il “non attaccamento” potrà maturare difficilmente infatti se non abbiamo fiducia in noi, nell’insegnante e nella pratica.
Lo yoga è intimità.
Non ci può essere yoga tra noi e un milione di persone, lo yoga è tra due persone: insegnante e studente.
Nelle Upanisad viene detto chiaramente: il primo requisito è l’insegnante, il secondo è lo studente.
L’esercizio costante, guidato da un insegnate capace di diffondere il processo dello yoga rendendolo inclusivo, porta inevitabilmente alla flessibilità del corpo, che lentamente si libera di contratture e rigidità risolvendo così anche i blocchi del prana, l’energia vitale, presenti nel corpo sottile.
La chiave del giusto insegnamento sta quindi nell’adattare lo yoga alla persona e non la persona allo yoga: per questo, pratiche standardizzate o con sequenze troppo rigide non consentono di coltivare forza e pace interiore, bensì potrebbero favorire malessere e irritabilità.
L’arte di adattare la pratica ai bisogni individuali consente di coltivare la consapevolezza del corpo e dei suoi organi (mente e sensi) e di fornire strumenti con i quali chiunque è in grado di realizzare le proprie potenzialità.
Praticando con fiducia e intenzione, il nostro Io interiore ci guiderà come un autentico maestro attraverso il nostro corpo che dispone di una intelligenza antica e sincera, l’istinto.
Abbandoniamo i sensi di colpa per il nostro corpo che consideriamo imperfetto o la convinzione di non avere più l’età, di non avere molto tempo o non di non essere portate per la disciplina e prepariamoci ad accogliere i meravigliosi doni dello yoga.
Prestare ascolto alla nostra creatività e alla nostra energia primordiale, inoltre, ci aiuta a prenderci meno sul serio in un percorso che abbiamo scelto di compiere partendo dal corpo, più o meno agile, vecchio o giovane, verso orizzonti inesplorati.
Vi aspetto sul tappetino,
Namastè,
Livia